Pellegrinaggio verso la Salute: la salvezza e altre storie


Il 20 novembre alle 18.15 un gruppo di persone si raccoglie silenziosamente in Piazza San Marco. Molti di loro non si conoscono, ma dagli sguardi fugaci comprendono di essere giunti lì per il medesimo Incontro.

Insieme verso che cosa? Che cosa cerchiamo?

Il pellegrinaggio è un camminare mano nella mano, metafora della fatica, della collaborazione e della gloria, è un rincorrere la nostra vocazione, che non significa fuggire tutti nei conventi, ma raccogliersi quotidianamente nel convento del proprio cuore per scoprire in quale dei molteplici percorsi che ci vengono suggeriti possa realizzarsi il segreto della nostra singolarità.

Il Patriarca alla testa del corteo, anticipato solo da due ragazzi recanti una fiaccola e dal Crocifisso, in successione i presbiteri, i seminaristi, l’Ordine di Malta e poi tutta quanta la popolazione. Un misto di sacro e di profano. Chi fotografa incuriosito senza comprendere. Chi urla più forte le preghiere per sperare di farsi udire meglio dall’Altissimo. Chi si raccoglie in sé stesso e non recita le preghiere. Chi non conosce le preghiere che gli altri recitano. Chi conosce e recita e aiuta gli altri a pregare. Sacralizzazione del profano e invocazione rivolta al sacro di scendere sulla terra, di volgere lo sguardo, di cercare il contatto con gli occhi, con noi, con la nostra fragilità e il nostro splendore.

(fonte: Venezia Today)

Arrivati alla Basilica della Salute si percepisce la folla alle spalle, la folla che schiaccia, che annienta, ma anche la folla che porta calore, che partecipa, che gioisce insieme. Fisicamente si sta un po’ stretti, ma è solo un’illusione: nella casa del Padre c’è spazio per tutti e le stanze sono molte e ampie.

Dopo qualche preghiera, invocazione, desiderio, il Patriarca estrae una manciata di foglietti dalla tasca sinistra della giacca, anche se forse non gli serviranno, ne conosce fin troppo bene il contenuto. Ci presenta la figura di Madeleine Delbrêl, il suo tormentoso affacciarsi gradualmente alla fede, dalla logica spietata del “se tutto è morte dobbiamo comportarci di conseguenza”, alla speranza in una Pienezza colma di significato. Madeleine riesce a diventare intermediaria tra fede e ateismo, o come dirà lei stessa “la cerniera di carne” costretta ad orientarsi, suo malgrado, verso il Padre. Amore per Jean, il ragazzo che la lasciò per entrare nell’Ordine domenicano, amore per Dio o ancora di più amore per l’amore, perché era questo che Madeleine cercava nella vita, e lo inseguiva nelle sue forme più luminose.

Dopo le preghiere finali, un saluto all’Icona della Mesopanditissa e qualche mano stretta per augurare, con l’ampiezza di un sorriso sincero, buon Natale. All’esterno della Basilica ci accoglie il freddo e il buio, ma essi non arriveranno al nostro cuore e se una notte ci sarà, sapremo identificarla come “notte dello spirito”, oscurità che non si risolve in una caduta nel nulla, ma in un’adeguazione dello spazio interiore, il luogo dove la Parola annichilita e risorta ha posto in noi la sua dimora.

Aurora Ghiroldi