Evento di Pasqua

Venezia, 21 marzo 2018

Articolo di Deborah Guarnieri

“Prima ascoltare, poi agire” è la frase che fa da filo conduttore all’evento di Pasqua del Collegio

Canossiano di Venezia. “Prima ascoltare, poi agire” dovrebbe anche essere un motto importante per ognuno di noi, che viviamo in una società in cui ci viene richiesta molta azione e ci viene lasciato poco spazio per l’ascolto. A poco a poco stiamo perdendo la capacità di restare in silenzio, di lasciarci avvolgere dalla calma, facendoci al contrario sommergere dalla frenesia. “Per l’uomo”, legge Lucrezia, “il silenzio è il segno terrificante del vuoto. Ogni rumore, per quanto tormentoso e ossessivo, gli riesce più gradito; ogni parola, anche la più insipida, è liberatrice da un incubo”.

 

E così nel rumore ci dissolviamo, ci riduciamo a piccole particelle che  si disperdono nel flusso di conversazioni futili, di parole che riempiono l’ambiente che circonda e il nostro mondo interiore. “People talking without speaking, people hearing without listening”; tutt’intorno a noi vi sono persone che chiacchierano senza parlare, che sentono senza mai ascoltare, come dice il testo di Sound of silence, la famosa canzone del gruppo folk Simon & Garfunkel, che molti artisti hanno reinterpretato negli anni e che questa sera ha preso forma attraverso la voce cristallina di Lisa, accompagnata dalla chitarra di Anna e dal ritmo del bongo.

In questo mondo caotico, il giovane non trova appigli e certezze: si ritrova spaesato e in equilibrio precario. Anch’egli è costantemente avvolto da un turbine d’angoscia e insicurezza, disorientato, come ben rappresenta Aurora con il suo corpo, che si contorce e palpita; con le sue mani, che non sanno dove indicare e gli occhi, che non sanno dove guardare.

L’importanza dell’ascolto e del piacere della condivisione della semplice presenza di qualcuno, senza bisogno di solennità e convenevoli, è rappresentato nell’episodio del Vangelo che racconta dell’incontro di Gesù con Marta e Maria, letto da Aurora e Anna. Mentre Marta si affanna, Maria rinuncia al ruolo in cui la società l’ha confinata, quello di donna di casa, per accogliere l’ospite con una silenziosa e profonda reverenza. Grazie alla sua decisione coraggiosa, Maria dimostra come con la sua presenza di donna ella possa completare il quadro e fornire ad ogni cosa una comprensione più profonda. “Questo brano vuole esprimere l’importanza preliminare dell’ascolto radicale dell’altro, prima di imporre la nostra, anche legittima, interpretazione. Significa porre attenzione a chi ci sta di fronte; non relativamente alla funzione che egli svolge nella società, ma nella sua inestimabile ricchezza umana.”, commenta Aurora.

L’accompagnamento musicale con le tastiere di Marta, con il violino di Sophia, la danza di Martina e l’intervento in ebraico di Michela coronano il tutto, contribuendo ad un’atmosfera di piacevole torpore e pace a cui ognuno di noi dovrebbe accettare e desiderare di lasciarsi andare più spesso.

 

 

 

 

 

 

 

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