Riflessione: Dio abita ancora qui? La tua casa in mezzo a noi.

Quando mi è stato proposto di presentare alla Pastorale Universitaria di Venezia un tema su cui portare l’attenzione e la riflessione dei giovani, mi è subito parso importante proporre questo argomento: “Dio abita ancora qui? La tua casa in mezzo a noi”.

 Come studentessa di architettura il tema della dismissione di edifici lo avevo affrontato in diversi corsi, così l’argomento della dismissione delle chiese in Italia, ho pensato potesse interessare e provocare anche le sensibilità di altri giovani come me, in particolare indagarne le cause.  

Infatti la crisi vocazionale, l’aspetto finanziario del mantenimento degli edifici esistenti, il calo dei fedeli praticanti, una ridistribuzione delle persone sui territori, con il conseguente abbandono di determinati territori, la contrazione demografica, hanno portato ad una progressiva chiusura di alcune chiese.

Se circa le cause si è tutti concordi perché dati oggettivi, sul recupero e il riutilizzo di questi luoghi di culto è difficile trovare unanimità di intenti. Alcuni affermano che una chiesa, una volta sconsacrata non ha più alcun valore, al pari di un qualsiasi altro edificio dismesso. Ciò dimenticando che una chiesa è una memoria storica e spesso identitaria di un territorio e della gente che l’ha frequentata, che fa parte integrante della nostra cultura italiana e ha anche un valore simbolico.

 

  Gli edifici abbandonati e quindi anche i luoghi di culto dismessi rischiano di diventare zone di degrado e occorre che essi tornino ad essere risorsa, attraverso una riqualificazione, un restauro, una rigenerazione e/o un cambio d’uso. A questo proposito ci viene in aiuto il diritto canonico, il quale afferma che una chiesa dismessa non può essere utilizzata ad uso SORDIDO, cioè contrario ai fini per cui era stata realizzata

 

Dal punto di vista architettonico gli edifici sacri sono stati progettati, da sempre, in modo che la percezione dei fedeli e delle persone che vi entrano li ponga da subito in relazione con il Sacro. Fin dall’antichità i luoghi di culto furono progettati in modo tale da inserirli e orientarli nella realtà cosmica che li circondava; venivano pensati e realizzati a imitazione del cosmo al cui centro c’era Dio: il Sole di vita. Le stesse figure di base avevano precisi significati simbolici di carattere cosmico come il quadrato o il rettangolo (la Terra) e il cerchio che simboleggiava la volta celeste.

 

Vedere trasformata una chiesa in una boutique o in una discoteca è in contrasto stridente tra contenuto e contenitore e questo è innegabile sia per credenti che non credenti, 

  mentre una ex chiesa che diventa biblioteca o archivio storico o museo d’arte sacra ristabilisce quella relazione tra il costruito e il l’uso che se ne fa: arricchire lo spirito.

La conferenza episcopale italiana ha fornito nel novembre dello scorso anno delle linee guida riguardo questo tema e a fondamento delle quali ha posto un pensiero tratto dalla Evangelii Gaudium (222-225) di Papa Francesco : 

“Dare priorità al tempo significa occuparsi di iniziare processi più che di possedere spazi. Il tempo ordina gli spazi e li trasforma in anelli di una catena in costante crescita senza retromarce”. Poche parole su cui meditare a lungo!

                          

 Architetti 

-restauro 

-conservazione 

-cambio d’uso 

-rigenerazione 

-riciclo 

-…. 

-riqualificazione

Silvia Mazzoleni