Caffè filosofico Febbraio 2017

Il caffè filosofico è un’idea che, appena nata, ha preso il volo e subito si è concretizzata in un rituale.

Settimane prima se ne inizia la preparazione, allo stesso modo in cui si aprono le finestrelle del calendario dell’avvento prima del Natale: cominciano a comparire nell’aula studio i fogli per la votazione del tema che si dovrà trattare fino a quando, pochi giorni prima della data prestabilita, esce il “manifesto” ufficiale, arricchito da citazioni di saggi e filosofi sul tema scelto.

Ci si accorge che la sera del caffè filosofico è arrivata quando il grande tavolo della sala studio viene sgomberato da libri, quaderni, penne e viene addobbato per la festa. Numerose tovagliette da cucina incorniciano il tavolo, al centro vengono posizionate ciotole piene di biscotti, teiere, bustine da tè colorate e aromatizzate, tazze e tazzine.

Il tema del primo caffè filosofico è stato l’estremismo contrapposto alla libertà di pensiero. Il secondo l’estetismo e l’edonismo.

Il primo caffè ha avuto molto successo: eravamo in molte, tutte sedute in cerchio attorno al tavolo e sembrava quasi che la vicinanza fisica potesse essere utile a mettere in moto meccanismi cerebrali comuni. L’esito è stato infatti formidabile, il dibattito acceso. In poche ore siamo tutte state in grado, attraverso il nostro semplice e giovane apporto, tanto di scavare a fondo nel tema proposto, quanto di spaziare verso orizzonti più ampi. Siamo arrivate a parlare fin dell’istruzione dei giovani nella società odierna, che non lascia spazio al bene del prossimo per favorire al contrario la concorrenza e di tanti altri temi a noi vicini. Non mi aspettavo né una così grande affluenza, né una tale partecipazione: solo un paio di persone si sono limitate ad ascoltare con attenzione, mentre tutte le altre hanno messo in gioco la propria creatività e la propria conoscenza del mondo. Sono rimasta affascinata dall’intelligenza delle persone che mi circondavano.

Il secondo caffè filosofico non ha fatto altro che confermare le mie impressioni. Ha assistito al dibattito anche un professore di filosofia dell’università Ca’ Foscari, che ha preso appunti di ciò che dicevamo e per tutto il tempo ha ascoltato in silenzio. Solo quando, al termine dell’incontro, abbiamo chiesto il suo apporto, ha parlato, congratulandosi con tutte noi per ciò che avevamo detto e ciò che eravamo riuscite a capire con una lucidità sorprendente anche per lui, che di lucidità dev’essersene trovata spesso sotto gli occhi.

Spero di cuore che questa iniziativa si possa ripetere fino al termine di quest’anno accademico e anche in seguito.

Deborah